Andare in pensione identifica qualcosa di sempre più portato ad essere costituito in una ricompensa, un traguardo per nulla scontato, piuttosto di qualcosa di “standardizzato” in quanto da diversi anni a causa di vari elementi costituisce sempre più difficoltà riuscire a lasciare il mondo del lavoro senza reali difficoltà ed al tempo stesso ottenendo quanto si è versato in termini di contributi.
L’età pensionabile è un valore assolutamente rilevante, che ogni anno viene confermata ed aggiornata: risulta essere indispensabile infatti per ottenere le forme più comuni di pensionamento lavorativo, come la pensione di vecchiaia, che va ad inserirsi in un contesto a dir poco complesso da ogni punto di vista, per il prossimo anno, chi non potrà più andare in pensione?
Età pensionabile
Ad ogni anno ed in senso generale in modo puntuale, qualsiasi tipo di governo deve programmare le differenze tra i requisiti per andare in pensione. Già nel corso degli scorsi mesi è stato ufficializzato sia per il 2025, che per il 2026 il termine di età pensionabile che resterà a 67 anni, questo significa che attraverso questa età minina potrà essere ottenuto il requisito di base.
Molte tipologie di pensione oggi fanno parte del sistema misto, ma la pensione di vecchiaia può essere richiesta con almeno 67 anni di età e 20 di contributi pari a 1040 settimane. Va considerato però il tipo di contributi, in quanto dalla metà degli anni 90 è cambiato il sistema di calcolo da retributivo a contributivo, condizione che sviluppa potenziali deroghe, che possono ridurre il requisito contributivo.
Chi può andare in pensione nel 2025
Ad esempio attraverso la Deroga Amato il richiedente può ottenere la pensione di vecchiaia già con 15 anni di contributi (sempre associati a 67 anni di età minima) se questi sono stati versati interamente entro la fine del 1992, oppure se entro la medesima data il richiedente è stato autorizzato a versare quelli volontari, sempre sfruttando la deroga in questione. Questo è il sistema base, che va aggiunto ad altri:
- La pensione anticipata contributiva, raggiungibile con 64 anni di età e 20 di contributi, che può essere impiegata solo per chi ha iniziato a versarli da dopo l’inizio del 1996
- Confermate le varie Opzione Donna e Ape Sociale, delle forme di prepensionamento più volte modificate che permettono di abbattere l’età pensionabile anche se con alcune privazioni
La pensione anticipata “standard” non tiene conto dell’età anagrafica e permette di uscire dal mondo del lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. E’ l’unico modo questo per andare in pensione non tenendo conto degli anni anagrafici, quindi l’età effettiva, anche se è una metodologia sfruttata in modo relativo solo da una parte della popolazione.
Quota 103 nel 2025 è stata confermata nella sua configurazione “basica” ottenibile con 62 anni di età ed almeno 41 anni di contributi però con alcune limitazioni come l’importo pensionistico mensile che risulta essere ridotto fino a 4 volte la pensione minima poco meno di 2.400 euro mensili. Attraverso il Bonus Maroni potrà essere utilizzato un incentivo per rimandare la pensione anticipata.